Decio Gioseffi, un approfondimento di Maurizio Lorber

16 ottobre 2024
Martedì 15 ottobre si è tenuto a Trieste Campus, sita in via Locchi 25, l'ottavo appuntamento della rassegna di conferenze promossa dall’Associazione culturale “Società internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici”. 
L'intervento di Maurizio Lorber - docente di Storia della critica d’arte e di Metodologia della ricerca storico artistica all’Università degli Studi di Trieste - ha approfondito la figura di Decio Gioseffi.

Decio Gioseffi ha ricoperto ininterrottamente il ruolo di direttore dell’Istituto di Storia dell’Arte medioevale e moderna dell’Università di Trieste dal 1964 al 1993. 

Fin dai primi articoli pubblicati Gioseffi si dimostra convinto assertore delle competenze filologiche dello storico dell’arte tanto che, recensendo un’esposizione di arte cinese nel 1954, scrive che «l’iniziazione [dello storico dell’arte] ha da essere di natura soprattutto visiva [...]». Ottiene il premio Olivetti (1957 e 1961) con due testi che hanno un immediato riscontro positivo anche in ambito internazionale: Perspectiva artificialis. Per la storia della prospettiva spigolature ed appunti (1957) e La cupola vaticana: un’ipotesi michelangiolesca (1961) entrambi editi dall’Università degli Studi Trieste. Accanto all’attività scientifica, Decio Gioseffi, svolge un’intensa attività di critico militante che trova ampio spazio in programmi radiofonici e dal 1945 al 1962 in interventi sul "Giornale di Trieste" e "Il Piccolo". Discreto e riservato Gioseffi è apprezzato membro di molti comitati e consigli scientifici di enti culturali, mostre, musei, riviste scientifiche, fra cui ricordiamo i consigli scientifici del Centro Internazionale per gli Studi di Architettura di Vicenza e dell’Università Internazionale dell’Arte di Firenze nonché il Comitato di redazione della rivista “Critica d’Arte”. Dal 1980 al 1989 è Presidente del Comitato di Settore per i Beni Artistici e Storici presso il Ministero dei Beni Culturali. 

Da attento studioso, incentiva gli studi di storia dell’arte dei giovani studiosi locali e proprio a tal fine fonda e dirige, dal 1975 al 1993, il periodico “Arte in Friuli Arte a Trieste”, voce ufficiale della ricerca svolta in seno all’allora Istituto di Storia dell’Arte di Trieste. 

Fin dagli esordi, con la già ricordata Perspectiva artificialis (Trieste 1957) e con il testo dedicato a Canaletto (Canaletto: il quaderno delle Gallerie veneziane e l'impiego della camera ottica, Trieste 1958) sull’uso e le implicazioni della camera ottica nella realizzazione delle vedute, dimostra di padroneggiare aspetti tecnici solitamente ostili agli studiosi di ambito umanistico.

L’approccio agli studi che caratterizza Decio Gioseffi, incentrato sulle convenzioni e i criteri d’interpretazione delle immagini, trova evidenza nel lavoro su Giotto Architetto (1964) nonché in alcuni sconfinamenti nell’arte contemporanea: La falsa preistoria di Piet Mondrian e le origini del Neoplasticismo (1957) e Picasso, Guernica e i Codici Mozaribici (1965); peraltro la passione per l’architettura, già palesatasi nei primi studi, rimane costante nella sua attività. Nella fattispecie articoli legati ad Andrea Palladio e al palladianesimo sono pubblicati nel “Bollettino del Centro di Internazionale degli Studi di Architettura” e coprono un arco di tempo che va dal 1972 al 1980. Gioseffi scompare a Trieste il primo marzo 2007 ma alcuni allievi curano nel 2022 la pubblicazione, a distanza di trent’anni dalla sua stesura, del suo ultimo scritto: Storia dell’arte in Europa.

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