Martedì 23 gennaio si è tenuto il secondo appuntamento della rassegna di incontri organizzata dall'Associazione culturale “Società internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici”.
Nel prestigioso Antico Caffè San Marco, lo storico Luca G. Manenti - direttore scientifico dell'Associazione - ha approfondito, davanti a una platea di appassionati, il tema dello spiritismo, dottrina nata negli Stati Uniti a metà del XIX secolo e divenuta presto molto praticata anche in Europa.
Tessera di un mosaico culturale caratterizzato dalla travolgente avanzata dell’irrazionale, osteggiato dalla Chiesa e deriso dai portabandiera del positivismo, lo spiritismo riscosse un consenso trasversale alle classi, ai generi e agli Stati, proponendosi quale rimedio democratico al dolore dei familiari di quanti non si accontentavano di ricordare i caduti, ma desideravano vederli e parlare con loro. L'evocazione dei defunti - procedura antica strappata in ultimo dalle mani gelose del mago-sacerdote - ha rappresentato uno degli aspetti insopprimibili della modernità, legandosi indissolubilmente alla terribile ecatombe della grande guerra.
Ad animare gli appuntamenti medianici erano soprattutto donne, spesso povere e analfabete; la presunzione che fossero creature fragili e ipersensibili, pertanto ricettive verso il soprannaturale, le innalzò a mattatrici delle esibizioni che si svolgevano nella penombra dei gabinetti spiritici, grazie alle quali poterono guadagnare denaro, inventarsi una carriera, corrodere il tessuto delle consuete relazioni tra i sessi. Uno dei principali apologeti della nuova rivelazione spiritica, come la definì, fu Arthur Conan Doyle, l'inventore dell'iper-razionalista Sherlock Holmes. La fede incondizionata dello scrittore scozzese nella possibilità che i morti potessero visitare i vivi era la testimonianza lampante che alle porte di indovini e telepatia bussavano persone di ogni estrazione e livello intellettuale.
A Trieste, dove nel 1915 venne arrestato per spionaggio il presidente del Circolo di studi medianici, ad allietare le serate degli spiritisti fu Nella Doria Cambon. Moglie del libero muratore Costantino Doria, poetessa di fede cattolica versata in studi teosofici, organizzava nel salotto di casa delle sedute di cui faceva scrivere a una dattilografa i resoconti che, rimaneggiati, confluivano in libri di discreto successo. Nell'abitazione dei Doria si evocava il pantheon della letteratura e del patriottismo italiani, da Dante a Oberdan, insieme agli eroi del primo conflitto mondiale. Anche Italo Svevo si baloccava con lo spiritismo, nei confronti del quale tenne però un approccio insieme prudente e interessato.
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