Martedì 16 dicembre, all’Antico Caffè San Marco di Trieste, si è svolto l’incontro dedicato alla figura di Guglielmo Oberdan, protagonista centrale della storia politica e civile della città e dell’immaginario nazionale tra Otto e Novecento. La conferenza, dal titolo
“Guglielmo Oberdan. Biografia di un mito politico”, è stata tenuta da Luca G. Manenti nell’ambito della rassegna promossa dalla
Società internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici.
Ad aprire la serata è stato Giuseppe Antonione, ex presidente dell’Associazione, che ha salutato il pubblico e introdotto il relatore, ricordando come l’intervento di Manenti rappresenti l’avvio di una ricerca più ampia dedicata a Oberdan. Nel suo intervento, Antonione ha inoltre voluto commemorare due recenti scomparse particolarmente sentite dalla comunità culturale triestina e dall’Associazione: il libraio Sergio Zorzon, figura di riferimento per la vita culturale cittadina, e l'avvocato Guendal Cecovini Amigoni.
Nel corso della conferenza, Luca G. Manenti ha proposto una lettura articolata e problematica di Oberdan, fondata sulla distinzione tra l’uomo storico e il mito politico: due figure differenti, la prima conclusasi tragicamente a soli ventiquattro anni nel 1882, la seconda destinata a vivere a lungo, attraversando epoche, culture politiche e interpretazioni contrastanti. Martire per eccellenza dell’irredentismo italiano, Oberdan è stato infatti assunto nel tempo come simbolo da repubblicani, interventisti, fascisti e antifascisti, ciascuno piegandone la memoria a esigenze e visioni diverse.
L’intervento ha ripercorso le principali tappe biografiche di Oberdan: la nascita a Trieste, la formazione scolastica, l’avvicinamento agli ambienti repubblicani e mazziniani, la diserzione dall’esercito austro-ungarico, l’esperienza dell’esilio a Roma e il progressivo radicalizzarsi della sua azione politica. Ampio spazio è stato dedicato al tema della bomba Orsini, simbolo dell’eversione ottocentesca, e agli attentati che segnarono l’estate del 1882 a Trieste, in particolare quello del 2 agosto durante la fiaccolata dei veterani, rimasto avvolto da interrogativi e zone d’ombra.
Manenti ha quindi analizzato il processo militare, la condanna a morte e l’esecuzione di Oberdan, sottolineando come proprio la rigidità dell’apparato asburgico abbia contribuito in modo decisivo alla costruzione del mito. Con l’impiccagione, l’uomo scompare ma nasce immediatamente il simbolo, alimentato dalla pubblicistica patriottica e da figure come Giosuè Carducci, che definì Oberdan “martire della religione della patria”, espressione chiave per comprendere la dimensione laica e sacrale del patriottismo ottocentesco.
La conferenza ha poi seguito l’evoluzione del mito nel tempo: dal ruolo centrale assunto durante la Prima guerra mondiale come modello per i volontari giuliani e dalmati, alla piena appropriazione fascista, che trasformò l’immagine del giovane martire in un eroe virile e monumentale, fino alle riletture antifasciste e resistenziali. Oberdan è emerso così come una figura multiforme, continuamente reinterpretata e contesa, capace di riflettere le tensioni politiche e identitarie di epoche diverse.
Un’attenzione particolare è stata riservata al tema dell’identità nazionale di Oberdan, spesso oggetto di dispute storiografiche. Attraverso l’analisi delle fonti, Manenti ha mostrato come tali categorie risultino fluide in una città di confine come Trieste, sottolineando come l’italianità di Oberdan vada intesa soprattutto come una scelta consapevole di appartenenza, più che come un dato etnico o anagrafico.
Il dibattito finale, animato dagli interventi di Giuseppe Antonione e Roberto Spazzali, ha approfondito ulteriormente il rapporto tra Oberdan e il fascismo, la costruzione iconografica del personaggio, le vicende urbanistiche legate ai luoghi della memoria cittadina e le molte ipotesi sull’attentato del 2 agosto 1882, mettendo in luce documenti, testimonianze e interrogativi ancora aperti.
L’incontro ha rappresentato l’ultimo appuntamento della rassegna 2025 della Società internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici. Le attività dell’Associazione proseguono tuttavia lunedì 22 dicembre alle ore 17.00, all’Old London Pub di via Caprin, nel rione di San Giacomo, con la presentazione dei volumi
“Storia della massoneria italiana. Dalle origini al nuovo millennio” di Luca G. Manenti e
“La fortuna del mercante di anticaglie” di Andrea Comisso, raccolta di racconti brevi.
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