Sabato 14 dicembre, presso la Libreria Antiquaria Umberto Saba di Trieste, si è svolta la presentazione del libro
"L’alabarda e il compasso. La rinascita della massoneria a Trieste (1947-1954)" (Antilia, 2024) di Michele Valente. L’evento, organizzato dall’Associazione culturale “Società Internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici”, ha inaugurato la collana editoriale dell’Associazione,
"Storia, etica e società", e ha visto la partecipazione degli storici
Luca G. Manenti e
Roberto Spazzali. I relatori hanno guidato il nutrito pubblico in un’approfondita analisi del libro e del contesto storico che esso indaga.
Un libro che intreccia memoria e ricerca storica
Luca Manenti ha introdotto l’incontro ricordando con emozione Michele Valente, autore scomparso prematuramente, sottolineando l’impegno e la passione che aveva dedicato al progetto. Nato come tesi di laurea negli anni Novanta, il testo è stato ripreso e adattato dall’autore in tandem con Manenti, per offrire un contributo originale alla comprensione della massoneria triestina nel periodo del
Territorio Libero di Trieste (TLT).
La ricerca di Valente, basata su documenti inediti e interviste orali, svela la complessità di un argomento spesso trascurato. Il testo ripercorre le vicende della fratellanza triestina attraverso alleanze e scissioni, restituendo un quadro articolato e ricco di dettagli. I relatori hanno sottolineato come il libro renda accessibili temi complessi grazie a una narrazione chiara, arricchita da mappe e diagrammi che guidano il lettore in un contesto storico particolarmente denso.
La massoneria triestina e il suo ruolo nella politica del dopoguerra
Un tema centrale dell’incontro è stato il ruolo della massoneria triestina nella ricostruzione del tessuto sociale e politico dopo la Seconda guerra mondiale. Nel 1947, con la creazione del Territorio Libero, la
Gran Loggia del TLT si costituì in un contesto di forte rivalità con la massoneria jugoslava, entrambe in gara per influenzare il futuro della città. Trieste, territorio politicamente conteso, divenne un punto cruciale per il confronto tra diverse visioni culturali e politiche.
Manenti ha evidenziato come, diversamente dalla massoneria italiana del dopoguerra, ancora ancorata ai valori risorgimentali, quella triestina si distinse per la volontà di dialogare con la
Chiesa Cattolica, tentando convergenze in nome dell’italianità di Trieste. Desiderosa di sanare le divisioni interne, la massoneria triestina giocò un ruolo rilevante nel dibattito pubblico, favorendo il processo che portò al ritorno di Trieste all’Italia.
Dalle origini al 1954: la rinascita e il declino
Il libro parte ricostruendo le tappe della rinascita della massoneria dopo gli anni difficili del regime fascista, che nel 1925 ne aveva decretato lo scioglimento con la legge sulle società segrete. Nel dopoguerra la libera muratoria triestina riprese vigore grazie al contributo di figure locali di rilievo e al sostegno della massoneria americana, interessata al controllo geopolitico della regione.
L’esperienza della Gran Loggia triestina si concluse nel
1953, un anno prima del Memorandum di Londra. Fu quello il segno della generale consapevolezza dell’imminente ritorno di Trieste all’Italia, che rese inutile la continuazione di un’esperienza nata in un contesto politico che stava per essere superato.
Un contributo prezioso alla storia di Trieste
L’incontro ha evidenziato il valore del lavoro di Valente, capace di restituire non solo le vicende della massoneria triestina, ma anche il clima culturale e politico di una città sospesa tra due mondi. Le riflessioni dei relatori hanno arricchito la discussione, aprendo la strada a ulteriori approfondimenti su un tema ancora in parte inesplorato.
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