Martedì 21 ottobre 2025, presso l’Antico Caffè San Marco di Trieste, ha preso avvio la nuova stagione della rassegna
“Il terzo martedì del mese”, promossa dall’Associazione Culturale
“Società Internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici”.
Ospite del primo appuntamento è stato lo storico
Fulvio Conti, professore ordinario di Storia contemporanea all’Università di Firenze, che ha presentato due suoi volumi, entrambi usciti nel 2025:
Massoneria e fascismo. Dalla Grande Guerra alla messa al bando delle logge (Carocci), e
Andare per i luoghi della massoneria (Il Mulino).
Introdotto e moderato da
Luca Manenti, l’incontro si è aperto con un richiamo all’importanza di una riflessione storica rigorosa e multidisciplinare, capace di illuminare pagine ancora poco conosciute della storia italiana. Conti, tra i maggiori studiosi del fenomeno massonico in età contemporanea, ha illustrato le linee centrali della sua ricerca sul il complesso rapporto tra la massoneria e il fascismo, dalla fine della Prima guerra mondiale fino al decreto di scioglimento delle logge del 1925.
Lo studioso ha ricostruito un intreccio di relazioni politiche e culturali segnato da iniziali ambiguità e illusioni di collaborazione, culminate nel brusco rovesciamento che portò il regime di Mussolini a mettere al bando la libera muratoria. Documenti inediti provenienti da archivi pubblici e privati, fra cui le carte del Gran Maestro
Domizio Torrigiani, confermano il sostegno finanziario offerto da alcuni ambienti massonici a Mussolini nei giorni immediatamente precedenti la Marcia su Roma.
L’autore ha sottolineato come, nella fase postbellica, la massoneria si trovasse di fronte a un nuovo scenario politico: da un lato l’ascesa dei cattolici con la fondazione del Partito Popolare di don Sturzo, dall’altro la radicalizzazione socialista. In questo contesto, Mussolini apparve a molti come una possibile soluzione di equilibrio, prima che il consolidarsi del regime portasse alla repressione delle logge.
Nel dialogo con Manenti, Conti ha ripercorso le vicende che segnarono la progressiva emarginazione dei massoni dalla vita pubblica, fino alle violenze del 1924-25 e alla distruzione degli archivi delle officine, privando così la ricerca storica di fonti preziose. Non sono mancati riferimenti alla complessa eredità della massoneria nel Novecento: dalle genealogie familiari che collegano figure come Amendola, Berlinguer, Calvino, Napolitano e Scalfari (tutti figli di massoni), ai legami con la storia dell’imprenditoria italiana, da
Luisa Spagnoli ad
Arturo Gazzoni.
Nel corso dell’incontro, Conti ha poi richiamato il valore di una lettura storica priva di pregiudizi, capace di restituire la pluralità delle esperienze massoniche e la loro influenza nella sfera pubblica, ma anche le loro contraddizioni. “La storia della massoneria – ha concluso – è uno specchio dell’Italia del Novecento, delle sue ambiguità e delle sue fratture. Non può essere letta in modo univoco, ma va compresa nella sua complessità, con spirito critico e curiosità intellettuale.”
L’incontro, seguito da un pubblico numeroso e partecipe, ha inaugurato un nuovo anno di appuntamenti che, nel segno della divulgazione storica e del confronto civile, proseguiranno ogni terzo martedì del mese.
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