Martedì 30 maggio si è svolta nella Sala Adriatica dell’Hotel Hilton di Trieste la presentazione del libro “Non diamoci del tu” di
Giuseppe Benedetto, presidente della Fondazione Luigi Einaudi. Edito da Rubbettino, il volume affronta il tema della separazione delle carriere dei magistrati italiani, tra chi svolge le funzioni di pubblico ministero e chi quelle di giudice. L'autore del libro ne ha discusso con il sindaco di Trieste
Roberto Dipiazza e con
Giuseppe Antonione, presidente della Società internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici, che ha organizzato l'evento in collaborazione con la Fondazione Luigi Einaudi accogliendo un suggerimento dell'avvocato Andrea Fassini.
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Il convegno di oggi - ha esordito
Antonione -
è un momento culturale molto importante per la nostra associazione. Mi sembra significativo, e simbolicamente interessante, che questa collaborazione, questo gemellaggio ideale tra Società internazionale di divulgazione Manlio Cecovini e la Fondazione Einaudi faccia riferimento a due personaggi che definirei due giganti del libero pensiero: Luigi Einaudi e Manlio Cecovini. In una stagione in cui molti si sono resi conto quanto sia necessario togliere la patina che si è deposta nel tempo sui fondamenti delle nostre istituzioni, pur essendo l'Italia dotata di una delle Costituzioni più belle, il tema della riforma della giustizia e in particolare della separazione delle carriere diventa una priorità assoluta".
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La nostra proposta, quella depositata dalla Fondazione Luigi Einaudi e dall’Unione delle Camere Penali, è molto chiara: non vogliamo nessun Pm controllato dall’esecutivo, vogliamo due Csm autonomi, un Csm per il giudice e un Csm per la pubblica accusa”, ha detto
Benedetto. “
Quella del Pm controllato dai politici è una strumentalizzazione che viene da una certa parte di magistratura militante, che appena si parla di separazione delle carriere alza alti lai. Non ci deve essere, e non ci sarà, nessun controllo da parte dell’esecutivo”, ha sottolineato. “Mi fido del ministro Nordio e della coerenza dei suoi comportamenti rispetto alle idee da tempo note”.
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