Martedì 20 maggio, all’Antico Caffè San Marco di Trieste, si è tenuto il quindicesimo appuntamento della rassegna di conferenze mensili promossa dalla Società Internazionale di divulgazione Manlio Cecovini per gli studi storici sociali ed etici. Ospite della serata lo storico Diego Redivo, che ha intitolato il suo intervento Renzo de’ Vidovich, una vita tra polemos e testimonianza.
La conferenza ha ricostruito la vicenda biografica e politica di de’ Vidovich – nato a Zara nel 1934 e scomparso a Trieste nel 2024 – tracciando il profilo di un uomo che ha fatto della lotta e della memoria il filo conduttore della propria esistenza. Espatriato dalla Dalmazia con la famiglia nel 1943, de’ Vidovich ha sin da giovanissimo legato il suo impegno alla difesa dell’italianità adriatica, prendendo parte attiva ai moti del 1953 e distinguendosi nel tempo per un’intensa attività politica e culturale.
Redivo ha sottolineato il carattere profondamente “tradizionale” del pensiero di de’ Vidovich, ancorato all’idea di nazione pre-rivoluzionaria e alla memoria storica delle comunità dalmate. La sua militanza – prima nel Movimento Sociale Italiano, poi in Democrazia Nazionale e infine in Forza Italia – è stata accompagnata da un’attiva partecipazione nel mondo dell’associazionismo degli esuli, culminata nel ruolo di presidente della Federazione degli Esuli e sindaco del Libero Comune di Zara in esilio.
Redivo ha ripercorso il contributo storiografico di de’ Vidovich e il suo tentativo di proporre una visione unitaria della Dalmazia, come regione europea e crocevia di civiltà. Nel volume Dalmazia, regione d’Europa, scritto negli anni Novanta del secolo scorso, de’ Vidovich avanza l’idea di una “nazione dalmata” capace di ricomporre, culturalmente e idealmente, le comunità divise dalla guerra e dall’esodo. Un’opera, secondo l’oratore, che resta significativa per comprendere i complessi equilibri geopolitici dell’Adriatico.
Il relatore ha inoltre ricordato il ruolo di de’ Vidovich nella promozione della cultura storica attraverso riviste come Il Dalmata e Dalmatica, la collaborazione con la Fondazione Rustia-Traine e l’organizzazione di corsi di aggiornamento per insegnanti. Iniziative che, sebbene oggi quasi scomparse, hanno rappresentato un importante tentativo di trasmettere con rigore e passione la memoria del confine orientale.
L’incontro si è chiuso con un sentito intervento dal pubblico, che ha ricordato de’ Vidovich come un attivista politico animato da un profondo amore per la Dalmazia, per Trieste e per l’italianità. Un uomo che ha vissuto e combattuto con passione, lasciando un’eredità complessa ma viva, da conoscere e rivalutare.
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