Mercoledì 28 maggio 2025, presso la sede della Lega Nazionale di Trieste, si è tenuto l’incontro “Renzo de’ Vidovich. Un ricordo”, promosso dalla nostra Associazione in collaborazione con la Lega Nazionale. L’appuntamento è stato dedicato alla figura e all’impegno civile e politico di Renzo de’ Vidovich, protagonista indiscusso della vita culturale e storica di Trieste e della diaspora dalmata.
Il presidente della Lega Nazionale Paolo Sardos Albertini, il direttore scientifico dell’Associazione Luca G. Manenti e Alessia Rosolen, già assessore regionale, hanno ripercorso con intensità e profondità la traiettoria biografica, intellettuale e morale di de’ Vidovich.
Luca G. Manenti ha tracciato un ampio inquadramento storico della Dalmazia – terra d’origine di Renzo de’ Vidovich – dalle dominazioni veneziane e asburgiche, fino ai travagliati eventi del Novecento. Ha ricordato in particolare il primo esodo dalmata del 1920, troppo spesso dimenticato, e la complessità della questione nazionale in quelle terre di confine. Proprio da questa lettura storica, e dal suo studio del pensiero dell’intellettuale zaratino, Manenti ha evidenziato come l’opera di de’ Vidovich cercasse di ricostruire l’idea di una patria culturale condivisa, dove convivevano italianità e presenza slava, prima che gli eventi del secolo infrangessero quell’equilibrio.
L’intervento della dott.ssa Alessia Rosolen ha offerto un racconto personale e appassionato, capace di restituire il profilo umano e civile di de’ Vidovich. “Era l’uomo del papillon – ha ricordato Rosolen – ma soprattutto il ragazzo del ’53, quando insieme ad altri studenti difese con coraggio l’identità italiana di Trieste”. Ha ripercorso il suo impegno politico, dalla militanza giovanile al Parlamento, la sua attività giornalistica e di ricerca, la dedizione alle associazioni dell’esodo e l’instancabile difesa della memoria storica della sua Zara – la “Dresda dell’Adriatico”, città martoriata dai bombardamenti e poi svuotata dell’identità italiana.
Rosolen ha sottolineato anche l’originalità e l’autonomia intellettuale di de’ Vidovich, capace di assumere posizioni coraggiose e a volte controcorrente, sempre argomentate con rigore e animato da un profondo senso di appartenenza. Uomo di valori, conservatore nel senso più nobile del termine, anticipatore di tempi e battaglie, coerente fino in fondo nel suo percorso umano e politico.
Commovente il ricordo del presidente Sardos Albertini, che ha conosciuto de’ Vidovich nel 1959 e ne ha condiviso sessant’anni di amicizia e impegno comune. “Renzo era un maestro di dalmaticità – ha affermato – e un testimone instancabile dell’amore per l’Italia, la sua Trieste e la sua Dalmazia. Era generoso, appassionato, coinvolgente. Non cercava riconoscimenti, ma dava tutto sé stesso per le cause in cui credeva”.
Nel corso della serata è stato ricordato anche il contributo di de’ Vidovich alla nascita della Fondazione Rustia Traine, al progetto del “Dalmata Libero”, al riconoscimento delle medaglie ai caduti del 1953 e alla lunga battaglia – mai conclusa – per l’assegnazione della medaglia d’oro alla città di Zara.
A chiudere l’incontro, un toccante intervento dal pubblico ha ricordato come de’ Vidovich, anche negli ultimi anni della sua vita, si sia speso per stimolare nuove ricerche storiche, sollecitando il dialogo e la riflessione su questioni tuttora aperte nella memoria nazionale.
Con questa conferenza, la nostra Associazione e la Lega Nazionale hanno voluto non solo rendere omaggio alla memoria di Renzo de’ Vidovich, ma anche riaffermare l’importanza del suo lascito culturale, politico e morale. Un esempio di coerenza, di passione civile e di fedeltà alla storia delle nostre terre.
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